80 x 100 cm - acrilico su tela - 2008
Esistono ancora due mondi? E’ ancora possibile localizzare le civiltà identificandole per qualità o quantità di denaro, cultura, democrazia, guerre? Per il pittore Pietro Puccio e per la sua opera in oggetto certissimamente sì. Una pittura civile, che analizza e scompone e ricompone le relazioni di potere, d’interesse, d’affetto, di fisicità, che addenta il continuo intricarsi delle cose del mondo per ridarcele raccontate sulla tela, chiare, imperdonabili, esplicite.
Avere e non avere. Pare questo in evidenza nel quadro di Puccio. Raccontato nella sua maniera del taglio, della carne e della geometria, come un cortometraggio in cui tutte le scene sono raccontate all’unisono dando a chi guarda la possibilità di decidere quando è il prima e quando il dopo. Linee di conseguenza appaiono e circondano e collegano gli elementi vivi della pittura, a indicare certamente che il tutto è legato in un mutare contestuale, un divenire preciso e implacabile. L’argomento della pittura è il rapporto tra un nord e sud del dipinto, tra un avere abusato e pingue, preciso, colto, univoco ed un non avere sottostante, caotico, indifeso, scollegato dal suo sopra ma di esso diretta responsabilità. Una pittura civile, un racconto dell’oggi lontano dalle argomentazioni solitarie di un viso, di una barca, o dell’esperienza privata.
L’occhio può dunque scegliere di visitare il grasso mondo di chi sta sopra e il diverso sottostante sotto, qui presentati in un’istantanea analogica tela.
(Moreno Pirovano . poeta)
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Due mondi abitati da individui alla base somiglianti. Mentre uno di essi si presenta estremamente libero di generare movimento e superare valichi di barriere ben visibili ma labili, l'altro sta schiacciato dalla preponderanza del primo ed immerso nella parvenza di un fosco orizzonte che potrebbe essere sereno ma nella fattispecie non lo è. Gli individui di questo universo stanno compatti e legati nel loro orbitare, tenuti insieme da fini legami dalla parvenza invisibili che però li costringono, anche senza immobilizzarli pienamente, dando l'illusione di un moto a cui potrebbero accedere ma che in realtà è precluso.(Matteo Mariano · musicista)
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